Il Coordinamento Agroecologia Sicilia è il movimento spontaneo, composto da associazioni, enti, ricercatori, professionisti del settore e cittadini comuni, che sin dal 2017, ha affrontato le questioni legate al mondo agro-silvo-pastorale, al fine di contribuire ad una revisione sostanziale di questi sistemi, sia da un punto di vista ecologico che sociale.
Nel 2023 il Coordinamento è divenuto un Ente del Terzo Settore con regolare costituzione e registrazione e per il 2025, oltre alle varie attività, ha già programmato il 1° Congresso di Agroecologia del Mediterraneo, che si terrà ad Agrigento, a cui parteciperanno i 23 paesi interessati.
Il lavoro svolto fin qui, anche in collaborazione con ricercatori ed Enti vari, ha prodotto notevoli, documenti e risultati, soprattutto nella direzione di incontri, dibattiti, convegni, Disegni di Legge (sia a livello nazionale che regionale), Leggi, ecc.
Tra queste, non ultima, la legge 21 del 29 luglio 2021 della Regione Siciliana che, a prima firma dell’On. Valentina Palmeri, è divenuta la prima norma e, per certi versi, il riferimento, a livello europeo, delle disposizioni agroecologiche all’interno del Green Deal.
La legge 21/2021 inerente “la tutela della salute, dell’ambiente naturale, della biodiversità e degli ecosistemi e delle attività agricole; il contrasto alla desertificazione, al rischio idrogeologico e agli incendi; un modello agro-silvo-pastorale conforme ai criteri dell’agroecologia” è stata pensata, strutturata, ed approvata all’unanimità dalla Assemblea Regionale Siciliana, con l’obiettivo di velocizzare la transizione vero un sistema agro-silvo-pastorale conforme a tutte le indicazioni emerse, negli ultimi decenni, sia dalle Conferenze Intergovernative (tra queste Agenda 2030) che dalle direttive e strategie europee (tra cui la Farm to Fork e la Biodiversity 2030).
Come si può notare, già dal titolo della norma, tra i vari obiettivi quello della transizione verso il sistema agroecologico rappresenta una notevole tutela al “… rischio idrogeologico e agli incendi …”, proprio perché, suffragati da una notevole letteratura scientifica in materia, l’approccio agroecologico, con tutte le dinamiche ecologiche e sociali conseguenti, rappresenta il vero è proprio perno su cui gestire in maniera più efficiente, anche da un punto di vista finanziario, questi due ambiti molto più collegati di quanto sembri in apparenza.
Senza entrare nel merito scientifico della questione, su cui abbiamo raccolto le indicazioni dell’intero panorama delle esperienze sia a livello mondiale che siciliano, stiamo ulteriormente lavorando a questa (tra le altre) grande emergenza che coinvolge non solo i sistemi ecologici e rurali ma l’intera popolazione siciliana.
Abbiamo appurato e, conseguentemente, tradotto in disposizioni legislative, quanto siano direttamente correlati:
– perdita di fertilità dei suoli (in termini di sostanza organica e microorganismi);
– diminuzione della biodiversità agricola e naturale (con i relativi rapporti biocenotici);
– degrado di gran parte degli ambiti rurali, sia in termini sociologici che ecologici.
Quest’altissima correlazione, documentabile in eventuali e futuri contributi, convegni e proposte normative, ci indica come la questione degli incendi non possa essere affrontata separatamente dalla necessità di una riconversione del mondo rurale e delle economie e sociologie ad esso correlate.
Basti pensare, tra le altre, alla trasformazione graduale, ma sempre più preoccupante (proprio in termini ecologici e sociali), che hanno subito i sistemi silvopastorali (che rappresentano una funzione fondamentale nella mitigazione delle emissioni di gas serra, con un migliore equilibrio autotrofi/eterotrofi), nel miglioramento di adattabilità del bestiame ai cambiamenti climatici e nella qualità nutrizionale dei prodotti zootecnici (Paris P. et al. 2019).
Oppure ai sistemi agroforestali che hanno rappresentato per secoli quelle fasce di transizione tra sistemi dei boschi naturali e aree rurali. Un’alterazione di questi equilibri non poteva non interessare, in senso negativo, sia i modelli sociologici delle popolazioni (con tutte le aberrazioni anche di ordine malavitoso) che gli equilibri ecologici di molte aree del territorio siciliano (con un malfunzionamento dei Sistemi Dissipativi agricoli o naturali (Prigogine I., Nicolis G. 1982).
La risultante è che non sono tanto e solo necessari provvedimenti nella direzione della prevenzione e del controllo degli incendi (a cui spesso, erroneamente, anche da più fonti governative, si è posto l’accento come panacea del problema), ma un programma corposo, non solo in termini finanziari ma soprattutto politici e, quindi, strutturali che consenta la tanto evocata transizione ecologica di cui, l’agroecologia, rappresenta nella materia degli incendi il sistema di maggiore garanzia ecologica e sociale.
Ricordiamo qui che per definizione l’agroecologia non è solo un sistema di produzione ma un modello di integrazione tra componenti agricole e sociali. È una nuova frontiera che contempera ogni esigenza di benessere per il futuro, da quello economico a quello ecologico e sociale.
Purtroppo l’intero dibattitto nazionale (con le dovute eccezioni, di cui in Sicilia non siamo ovviamente secondi a nessuno) ha visto spesso sviluppare la tematica in ben altre direzioni: droni, sistemi militari, satelliti, sorveglianza, ecc. Questi ultimi devono essere visti invece come completamento di una nuova struttura ecologica, rurale e sociale e non come fattori preordinati di tutela: è un errore di imperdonabile carenza sia scientifica che tecnica.
Riscaldamento globale, perdita di biodiversità, rischio idrogeologico, abbandono delle aree interne, degrado sociale, ecc. sono gli effetti di una equazione molto più complessa (ma non per questo poco spiegabile e risolvibile) la cui soluzione non può essere affrontata con un approccio riduzionistico che, purtroppo, è di facile propaganda anche in termini politici ed elettorali.
Il Coordinamento sta continuando a lavorare alla questione degli incendi, grazie anche alla presenza al suo interno di tecnici e ricercatori delle tre università siciliane (Palermo, Catania e Messina) e del CREA.
Siamo coscienti che la questione incendi (soprattutto con il cambiamento climatico e l’attuale siccità 2024) sarà, probabilmente, ancor più devastante (speriamo di essere contraddetti) negli anni a venire. Ma le soluzioni hanno una sola direzione: cambiare l’attuale rapporto tra ecologia umana ed ecologia naturale: quella Ecologia Integrale (che ben argomentata anche da un punto di vista scientifico, oltre che sociologico, da Papa Francesco) da cui tutto deve discendere: norme, indirizzi, obiettivi … futuro.
Purtroppo, ancora oggi, notiamo come lo stesso PNRR abbia una strutturazione in materia altamente insufficiente ed inefficiente, rimarcando una visione economica che è la stessa negazione del problema e che va ancora nella direzione di una economia lineare anziché circolare.
Noi chiediamo, pertanto, al di là del lavoro che stiamo continuando ed affinando, di cambiare completamente (come abbiamo evidenziato ai vari deputati dell’ARS ed altri rappresentati del mondo istituzionale) l’approccio politico alla questione e, pertanto, i sistemi e parametri di azione. In tale direzione, l’emanazione dello stesso decreto attuativo della L.R. 21/2021 (che ancora non è stato firmato a distanza di oltre due anni) è un primo passo verso la lotta agli incendi.
Documento preliminare ufficiale sugli Incendi